giovedì 24 ottobre 2013

Venditori, questi conosciuti..? pt. 1

Controlli ogni giorno i nuovi annunci di lavoro che internet ha da offrirti, speri di trovare qualcosa di buono e adatto a te, e invece quello che leggi sono solo tre parole: agente di vendita, commerciale e telemarketing.
Già perché l'unico lavoro che trovi sicuramente in questo periodo è proprio quello: la vendita.
Che sia attraverso un call center o porta a porta, l'ambito commerciale sembra l'unico che resista ad ogni tipo di crisi.
I venditori sono i più ricercati nel mondo del lavoro: aspirapolveri, operatori telefonici, materassi, prodotti assicurativi.. quello che il mercato cerca sono persone in grado di promuovere la vendita di ogni tipo di prodotto o, come chiamano loro, beni di servizio.
Quanti di voi sono finiti a loro insaputa in colloqui con queste persone, magari grazie ad annunci fasulli?
Io personalmente ci sono caduta 3-4 volte..

La prima volta è stata quella del mio primo colloquio; il primo colloquio della mia vita e mi capita con dei venditori. Sì, ma io non lo sapevo!
L'annuncio di lavoro diceva: cercasi ragazzi/e anche senza esperienza. Perfetto! Cercano gente come me!
Sinceramente ero scettica sin dall'inizio ma in quel periodo ero presa dall'invio maniaco-compulsivo di cv ad ogni indirizzo mail che trovavo, e quindi pensavo che non avrebbe cambiato niente mandarlo anche a loro.
Non era passata neanche una settimana quando ricevetti una mail che confermava la ricezione del mio cv e che ero invitata a presentarmi il giorno dopo per un colloquio conoscitivo, essendo io stata scelta tra tante valide persone (sì, come no!).
La mail era firmata "Successo nelle vendite". Okay, più chiaro di così non poteva essere: cercavano venditori.
Decisi comunque di cercare su internet questo nome per avere conferma dei miei sospetti. I risultati mi indirizzavano ad una pagina Facebook dove spiegava che questa "agenzia" lavorava per Vodafone ed Enel.
Per curiosità andai nella sezione delle foto e quello che trovai erano ragazzi sotto i 30 anni, maschi e femmine, vestiti e atteggiati alla Jersey Shore in posa con sigarette in bocca e bottiglie di spumante in mano. E il titolo dell'album delle foto era: "il nostro team".
Wow! Davvero una come me dovrebbe andare a finire in un posto del genere con della gente del genere?
No, non potevo fare quel colloquio, io non c'entro niente con quella marmaglia di zoticoni.
Zoticoni che però hanno un lavoro, che guadagnano dei soldi, mentre tu invece sei solo una povera sfigata, laureata per sbaglio e senza uno straccio di lavoro. Forse non sei molto meglio di loro!
Non avevo idea di cosa era giusto o meno fare. Magari mi avrebbero fatto lavorare in un call center, un lavoro terribile, sì, e con una paga minima ma era pur sempre qualcosa. E io non avevo nulla.
Ero immersa nei miei dubbi quando il telefono squillò. Un numero che non conoscevo. Risposi e un uomo piuttosto giovane mi disse che il colloquio di lavoro era spostato di un giorno causa malore del capo. 
Non ebbi il coraggio di annullare l'appuntamento e decisi di presentarmi lo stesso.
Era il mio primo colloquio di lavoro in assoluto e il problema fondamentale che assilla ogni donna dall'età della pietra è: come mi vesto?
Sicuramente non troppo elegante, ma neanche troppo barbona; niente tacchi, jeans, una maglietta e un cardigan. Semplice e casual.
Il giorno dopo mi presentai nel luogo dell'incontro, era un indirizzo che portava ad un condominio piuttosto vecchiotto. Una donna stava uscendo, così ho approfittato per entrare.
Ciò che sembrava quel posto dall'esterno si rivelò essere ancora peggio quando vidi le condizioni interne, sembrava non fosse abitato da anni. 
Le scale portavano a tre piani, il primo pianerottolo aveva due porte, entrambe sbarrate (andiamo bene!). Salii le scale ancora e mi trovai davanti ad altre due porte. Una sola delle due però sembrava in grado di aprirsi, quindi decisi di provare a bussare, ma qualcuno aldilà della porta la aprì per me. 
C'era un corridoio piccolissimo, chiaramente appartenente ad un qualcosa che una volta poteva essere una casa, probabilmente lo stile era anni 60.
Seduti nelle sedie di quel misero corridoio vi erano tre ragazzi, tutti più o meno della mia età. Guardandoli ho capito che il problema del vestirsi bene era una cosa cui avevo pensato solo io.
Non parlavano tra di loro quindi cominciai io a fare domande, chiesi se anche loro erano qui per il colloquio e se sapevano di cosa si trattasse. 
Tutti e tre risposero di non avere una minima idea di chi fosse la gente che li ha chiamati e ammisero di aver mandato le mail a caso e questi erano gli unici che avevano risposto. Com'è piccolo il mondo! (e aggiungerei povera Italia..)
Mi guardai attorno seduta sulla mia sedia e notai che l'appartamento era completamente spoglio: non un manifesto, non una foto, niente di niente che potesse ricondurre alla gente con la quale stavo per fare il mio primo colloquio.
Che razza di agenzia è mai questa? Sembrava che quella gente si fosse instaurata lì clandestinamente (e probabilmente era così).
Parlando con i ragazzi rimasti scoprii che erano tutti appena usciti dalle scuole superiori o neanche le avevano finite. Ero sempre più convinta che io con quella faccenda non c'entravo proprio una mazza.
Finalmente arrivò il mio turno, ero l'ultima.
Mi aprii la porta un uomo di non più di 35 anni, latino americano, mi strinse la mano e si presentò; ma io ho quella strana malattia per cui non ricordo mai il nome della gente che si presenta.
Mi fece accomodare in uno studio spoglio, chiaramente abitato da pochi giorni, e sedere in una sedia di fronte alla sua scrivania.
Cominciò a parlare della sua agenzia e di cosa si occupava, sapeva esattamente cosa dire e cosa non dire e soprattutto COME dirlo.
Io sinceramente lì per lì non avevo capito quasi nulla, cosa voleva quel tipo da me? Che lavoro voleva farmi fare?
Iniziò a parlare di promozione di prodotti, parlare con le persone, prendere appuntamenti e far firmare contratti. 
"Mi scusi, ma quindi se non ho capito male voi andate a casa delle persone?"
"Beh sì, è questo che fa un promoter: offre un servizio conveniente e si reca a casa della gente in prima persona per proporglielo!"
Quello che in realtà voleva dire era: si recano a casa delle persone per implorarle di dargli dei soldi e scassare le balle alla povera gente.
Insomma era questo che erano: venditori porta a porta. Annoverati tra le professioni peggiori nella storia dell'universo.
Francamente avrei preferito un misero call center, almeno non avrei dovuto mostrare la mia faccia sconsolata.
Ad un certo punto mi chiese di parlare di me e delle mie esperienze. Io cercavo di mostrarmi come una persona molto impegnata e non disposta a fare certi tipi di lavori.
Invece appena io finii di parlare, cominciò a spiegarmi a macchinetta il lavoro che secondo lui sarei andata a fare: "Comincerai lunedì, sarai insieme a un  nostro collega per tutto il giorno, a partire dalle otto di mattina fino alle sette di sera. Il periodo di prova durerà cinque giorni, poi comincerai a fare tutto tu in prima persona e noi ti osserveremo per capire come ti giostri in questo ruolo..."
PREGO?! Prima che se la finisse con tutte queste scemenze lo interruppi. 
"Mi scusi ma lei ha detto che avete bisogno di persone che lavorino a tempo pieno, giusto?"
"Assolutamente sì, questo è un lavoro a tempo pieno, si lavora tutti i giorni 10 ore!"
"Allora ci siamo capiti male, io cerco un lavoro part-time che mi permetta di studiare per andare a fare i concorsi." (CAZZATA!)
"Allora questo non è il lavoro che fa per lei."

Ci siamo stretti la mano e mi ha fatto accompagnare fuori.
Mentre uscivo da quel condominio malmesso ripensai a quello che mi era appena successo e scoppiai in una sonora risata.
Il mio primo colloquio di lavoro.

venerdì 18 ottobre 2013

Il colloquio..?

Lasciando le raccomandazioni da parte, lasciando la laurea da parte, abbiamo bisogno di un dannato lavoro!
Quindi anche se abbiamo conseguito una laurea specifica per fare un lavoro specifico, se quest'ultimo provo non lo riesco a trovare qualcos'altro dovrò rimediare!
Apriamo internet e cerchiamo le offerte di lavoro più vicine a noi, ne selezioniamo alcune che troviamo più accessibili per le nostre capacità e inviamo a raffica i nostri cv.
Se siamo abbastanza fortunati i datori di lavoro ci chiameranno per un colloquio. E se hanno chiamato voi che con quel lavoro c'entrate poco e niente fidatevi che ci sarà una concorrenza spietata.
Ed è proprio qui che dovrete sfoderare tutte le armi a vostra disposizione.
Il colloquio di lavoro consiste in dieci, o anche di più, minuti di chiacchierata con il datore di lavoro o chi per lui. La persona che avrete davanti deve capire se voi siete veramente quello di cui lui o la sua azienda ha bisogno.
E se voi volete davvero con tutte le vostre forze quel lavoro, allora dovrete diventare esattamente quella persona.
Ed ecco a voi una breve lista dei must have per affrontare un decente colloquio di lavoro (o almeno credo!)

  1. BELLA PRESENZA! Sicuramente la cosa più importante di tutte, è universalmente riconosciuto e lavorando in ospedale ho potuto constatarlo ancora meglio: quando incontri una persona, il primo impatto è fondamentale e naturalmente la prima cosa che si nota è l'aspetto fisico.
    Molti penseranno che non gliene frega un fico secco di quello che pensa la gente (io per prima) ma fidatevi che se vi presentate ad un colloquio di lavoro con i capelli sporchi, la maglia sgualcita e magari un fantastico aroma di sudore N°5, avete automaticamente invalidato la vostra opportunità lavorativa! La bella presenza è importante soprattutto per alcuni lavori come baristi, camerieri, commessi, etc (lasciamo perdere i lavori da hostess dove praticamente devi essere una modella..).
    Una mia amica che ha lavorato anni in un bar mi ha detto una volta: "per fare questi lavori la prima cosa che guardano è se sei una bella ragazza!". Il che forse spiega perché tra tutti i colloqui che ho fatto non mi ha preso nessuno, LOL. Speriamo che fosse solo per la non esperienza..
    Probabilmente la prossima volta che mi capita un colloquio di lavoro del genere mi presenterò mezza nuda e con tre bei kg di cerone in faccia... Non si sa mai eh!
  2. Conoscere sé stessi. Come ho detto in precedenza, è uno rei requisiti assolutamente necessari per un colloquio di lavoro. Come faranno gli altri a conoscervi se nemmeno voi vi conoscete così bene?
    Io personalmente mi imbarazzo molto a parlare di me stessa ad uno sconosciuto. In molti dei colloqui che ho fatto mi hanno chiesto di parlare di me, delle mie caratteristiche, dei miei pregi e difetti, e io sono rimasta lì, muta ed imbambolata sulla sedia.
    Per cui sarebbe una buona cosa, prima di un colloquio, mettersi a pensare ai propri pregi e difetti e le proprie capacità e magari scriverseli in un foglio come promemoria. Con moderazione però, non si deve mai esagerare, né in un senso né nell'altro, altrimenti si rischia di apparire come dei montati oppure dei depressi cronici! Un'altra ottima cosa sarebbe annotarsi anche le proprie passioni, una persona con tante passioni e hobby è sempre più interessante di una che non ne ha. Io per esempio posso dire che ho la passione per la scrittura (senza essere necessariamente Umberto Eco), se siete degli sportivi ancora meglio.
    In pratica, conoscere la persona che siete, con i suoi pregi e difetti, le sue capacità e le sue grandi passioni, è un passo fondamentale non solo per un colloquio di lavoro ma per tutta la vostra vita. Vi aiuta a prendere coscienza di voi stessi e dei vostri obiettivi.
  3. Dimostrare sicurezza e fiducia in sé stessi. Questo punto va di pari passo col secondo, non serve a nulla conoscersi se non si crede un po' in sé stessi. Si vede subito quando una persona è titubante e insicura quando deve parlare di sé. E non da proprio una bella impressione.
    Chi affiderebbe un lavoro ad una persona che ha paura di guardarsi allo specchio? Non potete avere fiducia in qualcun'altro se prima non l'avete in voi stessi.
    Una volta ad un colloquio mi chiesero quali erano le mie qualità, e io rispondendo ne parlavo solo al negativo: so fare questo ma è inutile, non so fare quello non so fare quell'altro. Anche per esprimere una cosa positiva usavo il negativo: non sono una cattiva persona, non sono maleducata, non sono antipatica, ero solo capace di dire le cose che non ero!
    E l'uomo con cui stavo facendo il colloquio mi ha detto che non dovevo mostrarmi in quel modo, che dovevo vedere il lato positivo di ogni singola cosa che ho fatto e di quello che ero.
    Mi ha spiegato che essere positivi paga, anche se è molto più difficile che essere perennemente negativi. Sono uscita dal colloquio che a momenti mi mettevo a piangere!
    Poi in questi mesi mi sono successe tantissime cose brutte per cui essere positivi è diventato un obiettivo sempre più lontano. Ma ci sto lavorando e non voglio demordere!
In conclusione, per poter affrontare un soddisfacente colloquio di lavoro dovete prima fare un lavoro su voi stessi, soprattutto anche per vivere un po' meglio.
Poi se non vi prendono vabbé... non sarà una porta chiusa a fermarvi! (ma forse 200 sì..)

sabato 12 ottobre 2013

Raccomandazioni..?

Una volta pronto il curriculum, la cosa che resta da fare è cercare un lavoro adatto a noi.
Parlando per me, ovviamente la prima cosa che si fa dopo la laurea nel mio campo è cercare di arrivare dove è più semplice entrare (in teoria): il privato.
I concorsi pubblici si sa, escono ogni morte di papa e li fanno per un singolo posto che probabilmente appartiene già a qualche fortunato che lavora in quell'ospedale a tempo determinato.
E poi bisogna passare ben tre prove, scritto, pratica e orale, dove competi con ben altre 500 persone che sicuramente avranno studiato molto più di te e saranno molto più agguerriti.
L'ospedale pubblico ormai è diventato un sogno irraggiungibile.. ma le cliniche private no!
Ovunque ci sono cliniche private, fortunatamente non sono neanche poche; per cui ogni laureato Tecnico Radiologo si stampa tante più copie possibili del proprio cv e le porta una per una ad ogni clinica/ospedale privato che lo circonda.
Il problema è che ogni anno vengono sfornati in tutt'Italia 500 laureati in più! Cosa che purtroppo non avviene anche per i posti di lavoro..
Ed ecco che il tuo curriculum, fresco fresco di stampa, viene buttato insieme ad altre decine di cv e chiuso in un cassetto dimenticato dal mondo.
C'è solo una e una sola possibilità che questo venga visto da chi di dovere: una bella raccomandazione!
Da quanti anni ormai si sente questa storia? "Italia, un paese di raccomandati", "non esiste la meritocrazia", "devi solo avere le conoscenze, o il cognome!".
Io sono figlia di due poveracci che sputano sangue per arrivare a fine mese, può andar bene? ...magari...
E invece il mio cv è li sepolto da altri curriculum tutti uguali, e a lavorare nella clinica c'è qualcuno che non è per forza più bravo e più talentuoso di qualcun'altro, ma magari conosce il primario, o qualcuno che conosce il primario, o qualcuno che conosce qualcuno che conosce la moglie del primario. E così via.
Io ci ho provato! Quando il mio medico di famiglia ha scoperto la mia laurea ha subito chiamato il suo amico primario di radiologia in una struttura privata, e ha voluto che ci parlassi direttamente io! E l'ho fatto!
Peccato che qualcun'altro fosse già arrivato prima di me con una raccomandazione molto più grossa e che i posti fossero finiti. La mia solita sfiga.
E io che pensavo che la sanità fosse l'unico ambiente dove ancora non era arrivata la dittatura delle raccomandazioni. Che stupida!
Ripeto ancora: se lo sapevo prima...


Questo video geniale rappresenta ciò che è diventata l'Italia in questi anni. Soprattutto grazie alle persone che la governano e a chi li ha votati. Ogni cittadino dovrebbe essere fiero della propria patria, ma io sinceramente me ne vergogno. E non c'è da stupirsi se i più furbi se ne vanno all'Estero. Personalmente, se ne avessi l'occasione (e per occasione intendo un po' più di soldi), farei armi e bagagli e scapperei il più lontano possibile da questo schifo. Chi invece è costretto come me a stare qui non deve mai darsi per vinto, impegnarsi al massimo e stringere i denti. La speranza è sempre l'ultima a morire! Speriamo..


giovedì 10 ottobre 2013

L'esperienza..?

Ed eccomi a questo punto alla compilazione del famigerato curriculum.
Dopo aver messo i soliti dati anagrafici e gli studi compiuti si arriva alla parte cruciale: le esperienze.
Ecco, quando i datori di lavoro hanno in mano il vostro curriculum guardano solo poche cose: l'età, la foto (scontato), l'esperienza e se avete la patente, FINE.
L'esperienza è quella cosa che dovete assolutamente avere se sperate di ottenere un lavoro, e dovete averne tanta!
Potete anche aver fatto tutti gli studi ed aver ottenuto tutte le qualifiche del mondo, ma se non avete fatto un bel po' di pratica.. arrivederci, il prossimo!
Ed ecco che arriva la tipica domanda che l'intero universo si pone: "ma come facciamo ad avere esperienza se non riusciamo a trovare un lavoro proprio perché non abbiamo esperienza?!"
A questa domanda molti studiosi e ricercatori, tra fisici, matematici e filosofi, hanno provato a dare una risposta.. ma niente di niente, non si trova. Probabilmente chi finalmente ci riuscirà prenderà il Nobel.
Ma veniamo a me, le mie esperienze... uhm... ho lavorato per un'estate come segretaria! Okay era uno stage ma è pur sempre qualcosa.. e quello si può mettere.
Poi.. ho fatto due settimane di prova in una gelateria pidocchiosa dove poi il giorno in cui avrei dovuto cominciare a lavorare mi hanno telefonato e detto che non c'era più bisogno di me. Fantastico! Okay magari questo non lo metto..
E poi.. nei tre anni di facoltà ero talmente impegnata tra esami e tirocinio in ospedale che di lavoro estivo non se ne parlava proprio. Bene, allora mettiamo il tirocinio come esperienza!
Okay, ho due esperienze: uno stage di tre mesi ed un tirocinio di tre anni. Possibilità effettiva di trovare lavoro: ZERO!
Se date un occhiata alle offerte di lavoro che compaiono su internet (e io ci guardo ogni giorno) l'elemento comune di ogni singolo annuncio è: necessaria esperienza. Che sia di uno, due o cinque anni, quella ci deve categoricamente essere.
Il bello è che la maggior parte di queste offerte di lavoro dicono: "cercasi impiegato/a massimo di 23 anni, con minimo cinque anni di esperienza, per contratto di apprendistato".
O ancora meglio: "cercasi apprendista barista esperta nella mansione". Ma insomma, apprendista o esperta?!
Li vogliono già esperti perché non hanno voglia di insegnare il lavoro, però gli fanno il contratto di apprendistato così li pagano di meno ingannandoli con la prospettiva della "futura assunzione". Tristezza.
Questa dannatissima crisi sta proprio raggiungendo livelli penosi.


Questa immagine esprime perfettamente la situazione del lavoro in Italia. 
Sad story.

mercoledì 9 ottobre 2013

Il curriculum..?

Ormai è trascorso un anno dalla mia laurea, e in questo lunghissimo e bruttissimo anno ho totalizzato la fantastica cifra di ben ZERO lavori trovati. Eggià.
La storia è uguale per ognuno di noi: ti laurei, sei soddisfattissimo del tuo obiettivo raggiunto (o almeno in genere lo si è..) e ti godi la felicità per qualche tempo.
Molti pensano subito a trovare un lavoro, altri invece si danno un po' di tempo. In fondo che fretta c'è? Ho studiato tre anni di fila e adesso voglio godermela!
Io naturalmente, da brava ragazzina intelligente, ho pensato: massì, proviamo a cercare sto lavoro, ma senza ansie, mi sono appena laureata..
E quindi ho iniziato a cercare su internet cose che probabilmente non avevo mai cercato: offerte di lavoro. E ho cominciato a farmi un'idea sul mondo di lavoro oggi e cosa vuole da noi povera gente il mercato.
Ma come si fa ad ottenere un lavoro?
La primissima cosa da fare era preparare un curriculum. Oddio, ma che è un interrogatorio? Io ho cercato su internet dei moduli semplici per compilare un curriculum vitae e mi ci sono buttata.
Dovete sapere che i curriculum vitae, o meglio detti cv, sono quei subdoli pezzi di carta che determinano il 50% della tua possibilità di trovare lavoro (l'altra metà la fa il colloquio) e spesso contengono più sciocchezze che il libro di barzellette di Francesco Totti.
Parole iper gonfiate e frasi sbrodolate per far sembrare tutto quello che hai fatto come se fossi stato il presidente degli Stati Uniti d'America.
Ogni tipo di capacità possibile, tu la possiedi! Se possibile ognuno ci scriverebbe: so fare tutto, per favore assumetemi!! Mentre invece probabilmente non sai neanche far bollire l'acqua per buttare giù la pasta.
In realtà potresti anche veramente saper fare un sacco di cose, potresti avere tantissime qualità, ma quello che ogni datore di lavoro vuole da te è una cosa e una sola specifica.
Tu devi solo aver fortuna che quello che cercano è proprio quello che sai fare tu.
Altrimenti per loro non sei altro che una delle tante cicche calpestate per strada. Splat!


martedì 8 ottobre 2013

Lo studio..?

Da brava Disoccupata Disorganizzata prima di arrivare a questo punto ho intrapreso delle strade.
Liceo Scientifico, il miglior modo per soffrire cinque anni consecutivi, tra professori terribili e compagni di classe forse anche peggiori. Dal quale si esce con niente di niente in mano lasciando i poveri ragazzi disgraziati con sole due scelte davanti: o studi ancora o lavori. Purtroppo la maggior parte di questi poveracci sceglie la prima opzione, pensando: "non voglio fare un lavoro miserabile che chiunque può fare!", noncurante del fatto che in realtà prima lavori e meglio è.
E quindi come la maggior parte dei pecoroni mi sono iscritta ad una facoltà universitaria, ma non era una facoltà qualunque, delle tipiche facoltà che generano disoccupati random come se piovesse, NO! Ai tempi mi consideravo furba, e nonostante avessi delle passioni sapevo che non mi avrebbero portato da nessuna parte. Quindi feci la scelta che (in teoria) avrebbe dovuto portarmi al lavoro il più velocemente possibile; e naturalmente feci la scelta sbagliata.
Scelsi di provare ad entrare a Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia, la facoltà che produce la "gente che ti fa le lastre", di cui tutti parlavano bene, tutti dicevano: "si trova lavoro subito!". E diciamo che a me lavorare in ospedale era sempre interessato (dannato Grey's Anatomy!), infermiera no perché lo è già mia sorella e francamente è un mestiere che non mi è mai piaciuto.
Allora provai il concorso per entrare in questa facoltà e sfortunatamente riuscii ad essere una dei soli 20 ammessi. E pensare che ero così contenta ai tempi..
Tralascio le avventure terribili che ho passato dentro quella gabbia di matti, sono uscita viva per miracolo (chi ci è passato lo sa), le materie non mi piacevano neanche ma nonostante la sfiga colossale che ho sono riuscita a finire in tempo con risultati discreti.
Già molto prima di terminare quel percorso universitario sapevo quale sarebbe stata la mia sorte. Le voci che dicevano: "troverai sicuramente e subito lavoro" si erano ormai tramutate in: "con questa crisi non si trova più nulla", "si trovava lavoro solo fino a due anni fa", "lavori solo se sei raccomandato".
Al secondo anno di facoltà ero già fortemente pentita della mia scelta, ma ormai come si dice, iniziata una cosa la si deve portare a termine! Senza contare che i miei genitori non volevano che facessi altri studi lontani da casa perché non avevamo i soldi.. ma non voglio infilarmi in questo argomento.
E insomma, conquistata la non agognata laurea mi sono buttata nel terribile e temutissimo mondo della disoccupazione. Dopo l'inutilissima qualifica di Diploma di Liceo Scientifico, ora ho la ancora più inutile qualifica di Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, la quale mi permette di lavorare solo ed esclusivamente in quell'ambito: non puoi fare l'infermiere con questa qualifica, non puoi fare l'assistente sanitario, non puoi fare lo spazzino, non puoi lavorare al bar dell'ospedale, insomma o fai questo o te ne stai a casa.
In pratica erano passati tre anni ed avevo speso tanti soldi ed ero rimasta esattamente allo stesso punto in cui mi ritrovavo dopo il diploma.
Ormai non so quante volte avrò detto questa frase: se lo sapevo prima, andavo a lavorare subito! Almeno ancora in quegli anni qualcosa si trovava. Ora davvero il vuoto assoluto.

lunedì 7 ottobre 2013

Chi sono io..?

Chi sono io? Beh, ovviamente non lo so!
Sapere chi si è e quindi conoscere sé stessi costituisce l'elemento fondamentale per condurre un soddisfacente colloquio di lavoro (e credetemi, ne ho fatti tanti);
per cui io, da vera Disoccupata Disorganizzata, non ho una benché minima idea di chi io sia.
Mettiamola così io sono una ragazza scema che non ha evidentemente niente di meglio da fare e che sa poco o niente  di sé stessa e delle sue capacità, buttata senza difese nella società moderna come un topolino in una gabbia di leoni. Vengo continuamente e ripetutamente sbranata dalla società e innanzi ad essa rimango inerme.
Una Lara Croft di fronte a un branco di lupi senza alcuna arma con cui difendersi (anche se lei probabilmente se la potrebbe cavare lo stesso). La mia unica arma è una misera matita, consumata fino a più della metà della sua lunghezza originaria, probabilmente proveniente da qualche astuccio di qualche compagno di banco delle elementari.
Onestamente, quanti di voi hanno usato una matita fino a consumarla completamente?

Un diario.. ?

Questo è il misero diario di una ragazza ventiduenne che come milioni di miliardi di altri ragazzi è tristemente disoccupata.
Vi chiederete: "perché dovrei leggere una cosa così patetica e priva di utilità?"
Ebbene, io posso darvi ben due motivi:
1) perché così avrete l'occasione di passare cinque cortissimi minuti della vostra vita a leggere qualcosa che ha qualche chance di farvi scattare una grassa risata, riempiendo un piccolo buco tra un videogame e un'azione di spionaggio su facebook;
2) potreste trovare nelle mie parole qualcosa di simile a quello che state passando anche voi, magari potreste prenderlo come un vademecum delle cose da NON fare se non si vuole essere dei disoccupati disorganizzati!
Se vi chiederete: "potrebbe questo diario aiutarmi a migliorare la mia vita?", la risposta è: NO! O meglio.. non ne ho idea, forse, magari, boh?!
Al ché nasce spontanea un'altra domanda, ovvero: "perché scrivere un diario così ridicolo?"; e la risposta è: "perchè scrivere è la cosa che più di tutte mi è sempre piaciuta fare sin dalla tenera età, e poi cos'è più facile scrivere se non tristi lamentele sulla propria penosa condizione sociale??
Ogni cosa, scema, imbarazzante, divertente, ridicola e forse anche bella, che mi andrà di scrivere la scriverò!
Nel modo più decente possibile, ovviamente, non sono certo Virginia Wolf!
Woof woof!